Fuoco cammina con me
“Alla fine della serie mi sentivo giù. Non mi risolvevo a lasciare il mondo di Twin Peaks. Ero innamorato del personaggio di Laura Palmer e delle sue contraddizioni: raggiante in superficie ma con la morte dentro” (Lynch, p. 257). Talvolta le vittime del trauma si presentano serene "in superficie", mentre qualcosa trama l’autodistruzione, "la morte dentro". La superficie serena sembra piuttosto quel salvifico “silenziare” (diverso ma con una funzione analoga al fight&flight) necessario per dissociarsi, per non sentire il terrore. La stessa Laura Palmer, in un dialogo sognante con la sua amica Donna, afferma di non sentire “niente di niente”: nel trauma c'è un vuoto cronico, il sentire è morto, scisso, i dubbi sono ricorrenti: è successo davvero? È stato davvero così brutto? È stata colpa mia?
Lynch gira Fuoco cammina con me! nel 1992, in seguito alla conclusione di Twin Peaks, e non riscuote il successo del telefilm. L’ipotesi è che molti aspetti pittoreschi, nonché umoristici, che avevano reso popolare il telefilm, nella versione cinematografica andarono persi, mettendo al centro del film il racconto degli ultimi giorni della vita di Laura Palmer e lasciando in figura soprattutto la disperazione del trauma, “un lacerante racconto d’incesto, abuso e brutalità” (p.222). Lynch conferma: “Laura è una dei tanti. Quella è la sua storia. Di questo parlava il film” (p.258). Il fuoco della storia di Lynch è un fuoco perenne e totalizzante con un’accezione persecutoria, un Animus Negativo che costringe alla morte Laura Palmer. A bruciare la vitalità e l’esistenza della giovane è il fuoco pervasivo e sempre attivo di un’ipervigilanza incarnata nei tessuti e nelle cellule, che non lascia spazio al presente: “il corpo accusa” questo senso inesorabile di incontrollabilità, una lunga agonia che “distrugge il tempo” (Stolorow).
In "Lynch secondo Lynch" viene citata una delle sequenze magistrali del film, quella della discoteca. Il regista approfondisce la descrizione con queste parole: “Il dialogo parte in modo un po’ strano ma poi, nella seconda metà, Jacques Renault si mette a parlare del padre di Laura. Quest’ultima non afferra realmente il senso delle sue parole: le sente ma non riesce a decifrarle (...) anche se ormai deve aver intuito che suo padre è coinvolto in qualcosa di losco” (p. 261-2). Sentire ma non decifrare: il trauma manda in pezzi la spinta verso la coesione (Kalshed) e il terapeuta deve lasciarsi infettare da questi frammenti senza ricorrere all’interpretazione difensiva e senza patologizzare il paziente per proteggere la propria tenuta (Schwartz- Salant). Fuoco cammina con me! non è certamente un film “facile”; l'attrice Sheryl Lee, riferendosi al cinema di Lynch, ha dichiarato che si tratta di “un cinema della complessità e della profondità (...) e può essere disorientante per chi si aspetta di dover capire un film ma non riesce a tradurlo in una storia semplice” (p. 307). Anziché interpretare il trauma, ciò che risulta indispensabile per la riparazione, è testimoniare (ti vedo, sono con te in tutto questo) e fare attenzione a non lavorare direttamente sui contenuti, ma piuttosto "uccidere Medusa senza guardarla negli occhi" (Levine).
Donna: «Se adesso tu finissi alla deriva nello spazio pensi che ti fermeresti dopo un po’ o cadresti sempre più veloce?»
Laura: «Sempre più veloce, per qualche minuto non sentirei niente di niente, alla fine però prenderei fuoco e arderei in eterno... E gli angeli non mi potrebbero aiutare: perduti anche loro in un grande vortice»
Ma Fuoco cammina con me! è anche un’invocazione: la rivendicazione e la manifestazione della vita più forte della violenza, dell’ingiustizia, del trauma.
La vita incarnata nel presente e orientata al futuro.