Atmosfera spaziale

Meliès, Cuaròn, Herzog: tra macrocosmo e microcosmo

Dal mistero dello spazio cosmico (la luna di Méliès in primis) alle meraviglie del pianeta Terra il cinema è disposto a offrire la sua visione polifonica dell'atmosfera che regola e avvolge le relazioni.

In Gravity di Alfonso Cuaròn lo spazio viene utilizzato come metafora di smarrimento, confusione e disperazione per il lutto della protagonista. Il cosmo diventa il luogo in cui si costruisce e si manifesta lo sforzo del lasciar andare: Angels are hard to find di Hank Williams Jr. viene utilizzata non a caso come uno dei brani della colonna sonora. Nello spazio vediamo accadere quello che succede nell'interiorità della protagonista. L'assenza di gravità come passaggio obbligato per la trasformazione e per riacquisire grounding, cioè la consapevolezza del proprio peso. Quando riceve l'Academy Award per Gravity, Cuaròn afferma che la stessa realizzazione del film è stata un'esperienza trasformativa: come nell'alchimia, la trasformazione della materia corrisponde alla trasformazione del soggetto. Influisce sulla fruizione - come sempre - anche la scelta di diverse attrezzature per le riprese: digitale per la prima parte e pellicola 65mm per il finale. James Cameron ha definito Gravity "il miglior space movie mai realizzato": sì, proprio lui, il regista di Terminator, Aliens e Avatar. In effetti aver dato tanto rilievo alla dimensione umana rende la pellicola unica e intensa. Ciononostante continuiamo a pensare che 2001 Odissea nello spazio rimanga IL film sullo spazio (transizionale).

L'ingegnere aeronautico Graham Dorrington è fiducioso circa il rilancio del dirigibile come mezzo di trasporto e si barcamena con la sua équipe nella costruzione di un esemplare, il diamante bianco, nel mezzo della foresta della Guyana. Ovviamente Herzog è lì a riprendere il tutto. Un'opera filmica mozzafiato che comincia con l'uomo che cerca di elevarsi e mettersi in dialogo con l'ambiente circostante attraverso la tecnologia e finisce con la resa dinanzi all'insondabilità della natura. Un'esplorazione dello spazio che si rivela stupefacente. Anche qui le inquadrature sono ariose: ai campi lunghi e lunghissimi si alternano inquadrature dall'alto anche chiamate God’s eye view shot o bird's eye view shot. Simili inquadrature consegnano allo spettatore location, mood e informazioni generali, mostrando il legame tra elementi e ambiente. In particolare, la panoramica e la carrellata dall'alto e a distanza (per mezzo di gru, elicotteri e droni) consegnano un'ampia visuale, mostrando la direzione e l'area della scena.

Nel documentario è Dio il regista, quello che ha creato il materiale di base. Nel film di finzione è il regista che è un dio, deve creare la vita

Hitchcock

Nel film Rocketman, la storia autobiografica del cantautore Elton John, possiamo vedere la fame di amore di Elton, quell’amore primario negato da entrambe le figure genitoriali, aride, ciniche e svalutanti. Nel film e nella omonima canzone è in figura il volare: I’m gonna be high As a kite (sarò in alto come un aquilone) e I miss the Earth so much (mi manca molto la Terra) si traducono come il voler stare al di sopra di tutto, la ricerca di uno spazio creativo fatto di eccessi, colori sgargianti e scenografie pirotecniche, come a voler stupire e colpire l’interesse di quel pubblico antico (il caregiver) che non è stato capace di vederlo.

Ma non è sufficiente: quella terra che manca - la base sicura - non può essere data da un riconoscimento tardivo dell’altro, neppure se ci si dimostra “al di sopra” di ogni aspettativa... It's lonely out in space - ci si sente soli nello spazio. Ma a questo proposito chi ha saputo esprimere l’alienazione e l’isolamento attraverso la metafora spaziale rimane Bowie che canta Space Oddity.

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