Nolan time is out of joint

IL TEMPO FUORI SESTO NEL CINEMA CHRISTOPHER NOLAN

Calvino parlando della sua adolescenza, dice:

Ci sono stati anni (…) in cui il cinema è stato per me il mondo. Un altro mondo da quello che mi circondava, ma per me solo ciò che vedevo sullo schermo possedeva le proprietà d'un mondo, la pienezza, la necessità, la coerenza, mentre fuori dello schermo s'ammucchiavano elementi eterogenei che sembravano messi insieme per caso, i materiali della mia vita che mi parevano privi di qualsiasi forma”.

Time is out of joint, questo verso da Amleto che abbiamo applicato al tempo di Nolan, ci parla anche del tempo di oggi, di un mondo “fuori sesto”. Come per Calvino il cinema, anche la psicoterapia può rappresentare un altro mondo, quello che ne contiene molti, in cui è possibile simboleggiare, tenere insieme una realtà che sentiamo a volte frammentaria. In terapia proviamo a dare senso e coerenza a esperienze complesse, per prendere maggiormente coscienza di noi e del presente, della nostra storia personale e del contesto cui apparteniamo, un mondo - quello contemporaneo - così difficile da maneggiare e in cui è così facile smarrirsi.

Calvino la chiama “funzione conoscitiva del cinema”: il cinema contribuisce a dare “una forte immagine d'un mondo esterno a noi che per qualche ragione oggettiva o soggettiva non riusciamo a percepire direttamente” e ci costringe “a vedere noi stessi e il nostro esistere quotidiano in un modo che cambi qualcosa nei nostri rapporti con noi stessi”.

Come al cinema, in terapia coltiviamo lo spazio dell’immaginazione e così riusciamo a integrare parti che avevamo alienato o appena nate. Facciamo terapia per noi, ma anche per i nostri simili. Provando a dare il nostro contributo personale per sistemare - “to set it right” - questo mondo fuori sesto - “out of joint” - e lasciarlo, a chi verrà dopo di noi, speriamo meno ingiusto e più equo.

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