C’era una volta

a Hollywood

Tarantino ambienta il suo nono lungometraggio (2019) nel mitico ‘69.

Rick Dalton (Di Caprio) è un attore in declino che sembra dare senso alla sua esistenza solo nella finzione cinematografica, quando si permette di mettere in scena le sue potenzialità. Nella vita reale è perso nell’alcolismo, schiacciato da sovrastrutture nevrotiche, lezioso e fragile. Delega a Cliff (Brad Pitt), la sua controfigura sulla scena - suo Alter Ego psicologico - la parte vitale e perturbante, l’Ombra. Il protagonista si muove in uno sfondo indifferenziato, di pre-contatto, ma possiamo già intravedere qualcosa sotto la superficie. Cliff si fa portatore di un’energia selvaggia e profonda, indomata quindi spaventosa e pericolosa: “si dice che abbia ucciso la moglie”. In questa fase non c’è consapevolezza o energia e il nostro eroe brancola nel buio della sua Ombra, il cui lavoro sporco spetta a Cliff, che lo esegue senza esimersi, con il sorriso sulle labbra, anzi godendo di questa fatica. I tempi non sono ancora maturi per Dalton: non c’è presa di responsabilità, solo dolore e rabbia. Finché un giorno incontra un’attrice di 8 anni, Marabella, bambina-Vecchia Saggia che sa tutto sull’esistenza umana: “è il perseguimento quello che conta”. In questo singolare incontro Dalton ha modo di guardarsi dentro e rendersi conto della sfiducia verso se stesso - “Non è più il migliore. Sta venendo a patti con come ci si sente a diventare ogni giorno leggermente più inutile” - mentre Marabella si impegna per raggiungere il suo scopo, senza smettere di emozionarsi. Sulla scena Dalton riesce a dare il meglio di sé, è integro, non più scisso, autentico. Marabella presta un volto all’Anima, al sacrificio e alla resurrezione, capace di lenire le ferite di Dalton infondendogli fiducia. Come una rivelazione, emerge dallo sfondo: una sensazione si trasforma nel bisogno di essere sé stesso non solo nella finzione, trovando il coraggio di stare al mondo. In questo momento di contatto pieno può assaporare e masticare l’esperienza a piccoli morsi per gustarne tutti i sapori. Dalton si è confrontato con la sua Ombra, ha integrato la sua parte sconosciuta e quindi alienata, infatti Cliff si sta occupando di altro. “Sei un buon amico Cliff" – gli dice Dalton. Cliff ha compiuto il suo compito di guida e Dalton può proseguire con un’immagine di sé arricchita. E tutti vissero felici e contenti a pulp-Hollywood.

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Resilienza e autenticità