5 è il numero perfetto: “La casella sbianca si vede perché ci sta la casella nera”

Una Napoli notturna sotto una fitta pioggia, una musica di sottofondo, la voce fuori campo del protagonista, un guappo della vecchia guardia, Peppino Lo Cicero (Servillo) che “essendo sempre stato occupato a vedere il lato concreto delle cose prova a discendere ancora una volta quelle scale antiche”.

Si apre così il noir di Igor Tuveri, 5 è il numero perfetto (2019) in cui

Servillo è chiamato a ripercorrere una strada già battuta, ma in altro modo: discendendo nell’Ade. Molte allusioni fanno pensare a un viaggio introspettivo del protagonista. Il film è suddiviso in 5 capitoli, come i quattro elementi più la quintessenza. La storia si svolge per lo più di notte in vicoli bui, sotterranei, sotto la pioggia, location ideali per contattare l’Ombra. La sopportazione del dolore più acuto, la morte del figlio (per rinascere); l’entrata nel caos(una lotta tra titani: le famiglie mafiose); il mettere in discussione la “famiglia” da sempre servita con lealtà, ma dalla quale ora deve differenziarsi.

Ho agitato l’acqua della pozzanghera e tutto il fango sta venendo a galla” (materiale psichico) “dobbiamo agire velocemente”, come per le immagini oniriche, evanescenti, che al risveglio occorre fissare per non perdere. Tutto il film è girato come se fosse un sogno. “Il mondo - afferma il protagonista - ha un equilibrio biologico delicatissimo(…) la casella bianca si vede perché ci sta la casella nera”. Gli aspetti Ombra alienati, se non integrati, possono alterare l’equilibrio psichico: “Se uccidi tutti i delinquenti si altera l’equilibrio della terra”. Il rischio è sovra-investire un solo aspetto della personalità inflazionandola. Lo scopo evolutivo che ogni individuo è chiamato a compiere, come il nostro protagonista, è integrare i vari aspetti della personalità. È un viaggio lungo tutta una vita e forse non basta per giungere alla quintessenza, all’individuazione. Per il nostro protagonista è giungere all’indipendenza, essere un individuo unico e autonomo, come la tartaruga: “Due gambe, due braccia, una faccia: cinque, questa è la casa mia”. “Tutto si paga per vivere una vecchiaia tranquilla con la coscienza apposto”: questa è la metafora del viaggio che siamo chiamati a fare, discendendo negli inferi dei nostri aspetti più oscuri e reietti per personalizzarli, cioè renderli consci, così da integrare la nostra personalità e divenire come la tartaruga, indipendente “perché questa è 'a casa mia”.

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